
Accoltellamento a Ravenna: sette verità che non si possono ignorare. Intervento della Democrazia Cristiana – Giovanni Morgese, Stefano Bandini, Salvatore Furfari.
L’accoltellamento di un diciassettenne, avvenuto nel cuore di Ravenna non è un fatto isolato, né può essere archiviato come un semplice episodio di cronaca. È la punta di un iceberg, la manifestazione estrema del disagio profondo che pervade le nostre comunità, dell’inefficienza ed inadeguatezza di un un sistema che appare non in grado di affrontare l’incertezza e la situazione di fatto conseguenti i mutamenti, condivisibili o meno, nella società civile. La Democrazia Cristiana, con il Segretario provinciale Giovanni Morgese, il responsabile sicurezza Stefano Bandini e il vice Segretario provinciale Salvatore Furfari, rompe il silenzio e chiama tutti alle proprie responsabilità.
- Il verosimile fallimento della comunità educativa:
Secondo quanto appreso attraverso i mezzi d’informazione, l’aggressore – un minore già coinvolto in altri espisodi delittuosi – risultava affidato a una comunità educativa. Se ciò fosse confermato, ci troveremmo di fronte ad una grave disfunzione del sistema di accoglienza e tutela. Una struttura educativa non può limitarsi ad accogliere: deve educare, vigilare, prevenire. In caso contrario, diventa complice involontaria di ciò che non riesce a contenere. - Il debito di vigilanza e la responsabilità del tutore
Chi assume il ruolo di tutore ha un debito di vigilanza inderogabile e diretto nei confronti del minore affidato. Questa responsabilità non è delegabile e implica un controllo costante sul comportamento e sulle azioni del ragazzo. La mancata attuazione di questa funzione costituisce una grave negligenza che può avere conseguenze drammatiche, come purtroppo accaduto. - Un vuoto d’azione da parte dei servizi sociali?
Il minore sarebbe stato noto per comportamenti problematici, consumo di sostanze stupefacenti e atti violenti. Se questa situazione era stata già segnalata, perché non è scattato un intervento immediato? I servizi sociali avrebbero dovuto tutelare sia lui sia le persone che potevano entrare in contatto con il suo disagio. L’inerzia istituzionale, qualora confermata, sarebbe inaccettabile. - Silenzio istituzionale: l’assenza più grave:
In queste ore drammatiche, non si registra alcun intervento pubblico dell’Assessore al Welfare o di altre autorità competenti. L’assenza di parole è un’assenza di responsabilità. I cittadini hanno il diritto di sapere cosa è accaduto, e soprattutto cosa si intenda fare affinché non riaccada. Il silenzio non può sostituire l’azione. - La politica deve offrire soluzioni, non giustificazioni
Davanti a fatti così gravi, è facile accusarsi a vicenda, o peggio, fare finta di nulla. Ma la Democrazia Cristiana, con Morgese, Bandini e Furfari, sceglie di intervenire con serietà. Non per raccogliere consensi facili, ma per proporre risposte concrete. La sicurezza non è di destra o di sinistra: è un dovere di civiltà ed un diritto di ognuno. - Nessuno spazio per il razzismo
La violenza non ha nazionalità né colori, ha un linguaggio universale. Usare questo tragico episodio per alimentare tensioni razziali o politiche è un errore gravissimo che distoglie l’attenzione da anni di inefficienza nella gestione della sicurezza e dell’inclusione sociale. La vera sfida è affrontare con serietà e unità i problemi concreti, senza cadere in facili strumentalizzazioni. - La proposta DC: sicurezza integrata, prevenzione reale
Il programma della Democrazia Cristiana, già presentato pubblicamente, prevede:
- Tavolo permanente “Sicurezza–Welfare–Scuola” per seguire ogni minore a rischio, in modo coordinato.
- Riforma delle comunità educative, con équipe qualificate e supervisione continua.
- Videosorveglianza nei punti sensibili, con tecnologia predittiva per la prevenzione.
- Rigenerazione urbana nelle zone più fragili (Darsena, stazione, periferie).
- Intervento tempestivo su segnalazioni di disagio giovanile: violenza, droga, isolamento, recidiva. *La posizione della Democrazia Cristiana sulle manifestazioni Pur essendo al fianco della famiglia del minorenne aggredito, capendone lo stato di rabbia, condividendone la preoccupazione per quanto accaduto e la richiesta di giustizia, la Democrazia Cristiana non ha partecipato al raduno ai Giardini Speyer e si dichiara contraria a manifestazioni spontanee tenute al di fuori delle regole, che possono generare tensioni e non favorire il dialogo istituzionale e costruttivo. La Democrazia Cristiana non si gira dall’altra parte. Lo dice a voce alta: servono meno slogan e più coraggio istituzionale. Serve una politica che protegga davvero. Serve una Ravenna che non lasci indietro nessuno – e non giustifichi più l’ingiustificabile.