Un ritorno al proporzionale con le preferenze è, secondo Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC, la strada per restituire dignità alla rappresentanza democratica.

“Il dibattito sulla nuova legge elettorale non può ridursi a un confronto tra formule astratte o a un braccio di ferro tra partiti. È in gioco la sostanza stessa della democrazia: chi sceglie i rappresentanti del popolo? I cittadini o i capipartito?
Da troppi anni ormai continuiamo ad assistere alla mortificazione del principio democratico attraverso le liste bloccate, introdotte con il Porcellum nel 2005, proseguite con l’Italicum e infine con il Rosatellum, oggi vigente. Questo sistema ha trasformato i parlamentari in nominati anziché eletti, determinando un Parlamento spesso prono ai vertici di partito e distante dai territori”.

“I numeri – prosegue – parlano chiaro: dal 2006 ad oggi oltre il 90% dei parlamentari è entrato in Parlamento grazie alle liste predisposte dai partiti, senza possibilità per l’elettore di incidere con una preferenza.
Nel Rosatellum attuale, circa il 64% dei seggi è attribuito con metodo proporzionale su liste bloccate, mentre solo il 36% è assegnato in collegi uninominali, decisi da accordi di vertice. Il risultato è un Parlamento che, più che rispondere ai cittadini, risponde alle segreterie dei partiti.

Il ritorno al proporzionale con preferenze – continua –  consentirebbe ad ogni cittadino di poter indicare non solo il partito, ma anche la persona di cui si fida, che conosce, che vive il territorio e con cui condivide una visione di società. È un sistema sinergico che restituisce autorevolezza e responsabilità ad eletti ed elettori.

Non si tratta solo di teoria. Basti pensare al paradosso di chi eletto in un collegio su cui da anni non risparmia critiche e invettive, inserito in una lista bloccata senza alcun rapporto con gli elettori di quel territorio. Situazioni come questa si possono verificare solo con un sistema che esclude la scelta diretta dei cittadini.

Il proporzionale con preferenze, al contrario, ricostruisce il rapporto di fiducia: chi ottiene il mandato parlamentare lo deve ai cittadini elettori del proprio collegio, non al favore di un segretario di partito. È questo il fondamento autentico della rappresentanza democratica.
Il dato secondo il quale ormai partecipa soltanto un italiano su due alle competizioni elettorali è sintomatico di un malessere del sistema democratico.

La politica ha bisogno di tornare a Roma con il consenso reale delle comunità che rappresenta, non con il timbro delle segreterie. Per questo la battaglia per le preferenze non è una battaglia nostalgica, ma una battaglia di civiltà democratica.
Le preferenze restano a mio avviso la via maestra per restituire dignità alla rappresentanza” conclude Cuffaro.

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