*Sicurezza urbana, misure cautelari e responsabilità istituzionali: le riforme necessarie*

La Democrazia Cristiana ritiene che la sicurezza dei cittadini sia un elemento essenziale del bene comune e una responsabilità primaria delle istituzioni. Gli episodi di vandalismo, microcriminalità reiterata e comportamenti antisociali che emergono sempre più spesso nelle nostre città mettono in evidenza criticità strutturali del sistema normativo e amministrativo italiano.

Oggi esiste una distanza evidente tra il bisogno reale delle comunità e gli strumenti operativi forniti dallo Stato. È necessario intervenire in modo tecnico, serio e rispettoso degli equilibri costituzionali, perché una società che non riesce a proteggere i più deboli e a contenere i comportamenti pericolosi perde autorevolezza e fiducia.

1. Misure cautelari: un sistema che deve diventare tempestivo

Il codice di procedura penale prevede diverse misure cautelari — dall’obbligo di firma alla custodia cautelare — ma la gestione delle violazioni presenta un punto critico:

il giudice ha facoltà, non obbligo, di aggravare la misura e la legge non prevede termini perentori di intervento.

Questo significa che, in caso di trasgressioni ripetute, la risposta può essere:

disomogenea sul territorio;

talvolta tardiva;

non proporzionata al rischio sociale.

La Democrazia Cristiana propone una modifica dell’art. 276 c.p.p. che introduca:

una definizione normativa di “violazione reiterata”;

l’obbligo per il giudice di valutare entro 48 ore un eventuale aggravamento della misura.

Una giustizia coerente e tempestiva non limita l’autonomia dei magistrati: ne migliora l’efficacia.

2. Coordinamento tra servizi sociali, ASL e forze dell’ordine: oggi insufficiente

La legge 328/2000 definisce principi e organizzazione del sistema dei servizi sociali, ma non prevede un obbligo di presa in carico entro tempi definiti quando emergono comportamenti antisociali, marginalità grave o situazioni che non sfociano immediatamente in un reato.

In troppe realtà locali, dunque:

le segnalazioni non generano interventi immediati;

la presa in carico dipende da risorse e organizzazione variabile tra Comuni;

le situazioni più critiche rimbalzano tra enti senza una regia.

Per colmare questo vuoto, proponiamo di modificare la L. 328/2000 introducendo:

un obbligo nazionale di presa in carico entro 7 giorni per i casi segnalati come ad alta criticità;

LEPS vincolanti (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali) con protocolli standard.

3. Valutazione Integrata di Pericolosità Sociale (VIPS): uno strumento che manca

Serve un organismo tecnico interdisciplinare — già sperimentato in alcuni modelli europei — che riunisca:

servizi sociali;

ASL;

forze dell’ordine;

procura minorile o ordinaria a seconda dei casi.

La VIPS avrebbe funzione consultiva e operativa:

raccogliere informazioni frammentate;

tracciare profili di rischio;

proporre interventi coordinati.

Oggi ognuno vede un pezzo del problema: nessuno vede l’intero.

4. Strutture di “custodialità sociale temporanea”

L’Italia conosce due poli:

il carcere, inadeguato per molte situazioni borderline;

il TSO, applicabile solo in presenza di requisiti sanitari stringenti.

Manca una terza via, presente in vari Paesi europei:

temporanea,

protetta,

con garanzie giuridiche,

pensata per soggetti che non possono essere lasciati in strada, ma non possono essere ricoverati né detenuti.

La Democrazia Cristiana propone l’istituzione di queste strutture intermedie, indispensabili per evitare che fenomeni di marginalità degenerino in pericolosità.

5. Una banca dati nazionale realmente integrata

Esistono banche dati delle forze di polizia, ma non esiste una piattaforma unica interoperabile con servizi sociali e ASL.

Il risultato è:

incapacità di ricostruire rapidamente la storia degli interventi;

dispersione di informazioni tra enti;

difficoltà nel valutare il rischio reale.

Proponiamo una banca dati nazionale con:

finalità chiare;

accessi regolati;

protocolli uniformi;

tutela rigorosa dei dati personali.

Sicurezza e privacy non sono in conflitto quando la legge è chiara e gli accessi sono tracciati.

Conclusione

La Democrazia Cristiana ritiene che lo Stato debba tornare ad essere credibile, efficiente e capace di intervenire.

Non basta inasprire le pene: serve un sistema integrato, rapido e coordinato.

Misure cautelari più tempestive.

Servizi sociali realmente obbligati alla presa in carico.

Strutture intermedie oggi inesistenti.

Una banca dati unica e interoperabile.

Un coordinamento istituzionale formalizzato.

Non si tratta di “punire di più”, ma di proteggere meglio: cittadini, famiglie, e gli stessi soggetti fragili coinvolti in percorsi di degrado.

La sicurezza è un valore sociale e comunitario, non un tema di propaganda. Ed è responsabilità dello Stato garantire che nessuno debba temere per l’ordine pubblico e per la dignità della vita quotidiana.

Segretaria Regionale  On. Simona Vietina;

Vice Segretario DC Emilia Romagna Giovanni Morgese

Vice segretario Vicario DC Emilia Romagna Giorgio Cavazzoli.

Allegato elaborato esplicativo:

Lascia un commento