Dobbiamo fare di tutto
perché il “nuovo inizio”, auspicato dal partito di Maurizio Lupi, crei le condizioni affinché tanti moderati del Paese possano tornare insieme.

Siamo democristiani, siamo moderati; non populisti, non sovranisti. E riconosciamo il valore stesso della persona, della famiglia e della comunità sociale.

I sondaggi ci dicono che ci sono 19 milioni di possibili elettori moderati e che, di questi, ben 10 milioni non vanno a votare: dobbiamo sforzarci di trovare le ragioni perché tanti di loro possano tornare a votare e votare per noi.

Sono convinto che bisogna andare oltre la federazione e fare qualcosa insieme.

Lo spazio politico per la costruzione di un progetto comune c’è.
Il punto di partenza è il Partito popolare Europeo, la nostra famiglia.
Cominciamo a dare un’anima a questo progetto, un’anima nuova.
Un progetto nuovo, attraverso il quale dare all’elettorato moderato (fluttuante, se non disertante) la possibilità di scegliere qualcosa che non ci sia già nel panorama politico.

Diamo ai moderati una nuova speranza.

Come quella che coltivavano i nostri genitori, quando, la domenica del voto, indossavano il vestito buono della festa, perché consapevoli dell’importanza di quel voto.
Attraverso quel voto non solo esprimevano una libertà democratica ritrovata, ma affidavano ad esso la speranza di un’Italia che cambiasse, che crescesse.
Quella speranza l’hanno alimentata e alla fine hanno avuto ragione.

Quella speranza, in quel tempo, un partito l’ha saputa alimentare.
Oggi tocca a noi, dobbiamo avere la forza di riorganizzare la speranza.

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