
GIOVANNI MORGESE – CANDIATO SINCACO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA A RAVENNA
Tre punti fermi per far riemergere da una fase (secondo lui) di declino una città che lo ha “adottato” e nella quale da molti anni è impegnato in progetti di volontariato. Giovanni Morgese è il sesto, in ordine di presentazione di candidatura, dei pretendenti alla fascia tricolore per il Comune di Ravenna. Si propone come sindaco puntando su tre valori fondamentali nel suo programma: sicurezza, concretezza ed esperienza. Lo fa partendo da un simbolo storico della politica italiana, accompagnato da uno slogan perentorio: “La Dc è tornata”. E con la Democrazia cristiana auspica di dare speranza a quell’elettorato che ha perso punti di riferimento, anche a Ravenna.
Morgese nasce nel 1963, originario di Bitonto, in provincia di Bari. Sposato e padre di due figli, dopo i primi anni di servizio come carabiniere nella sua Puglia, nel 1983, finita l’accademia per marescialli, si trasferisce a Medicina, nel Bolognese e non si sposta più dall’Emilia-Romagna. Dopo il congedo dall’Arma si dedica al mondo del volontariato, coordinando, tra gli altri, il progetto “Cuore e Territorio”. Ha fatto parte anche della Consulta del Volontariato, da cui si è dimesso dopo la scelta di candidarsi. Dopo aver collaborato nel 2016, da tecnico, al progetto di CambieRà con candidata Michela Guerra, stavolta è lui a proporsi in prima persona. Per le prossime elezioni amministrative RavennaToday ha fatto alcune domande al candidato sindaco della “rinata” Democrazia cristiana.
La prima è quella di rito: Morgese, come mai ha scelto di candidarsi?
La mia decisione deriva dalla volontà di raccogliere una sfida: quella di far rinascere con la Democrazia cristiana la voglia di tornare ad occuparsi della cosa pubblica in quella grande famiglia dell’elettorato moderato che rappresenta, oggi, la parte più disaffezionata alla politica. Il nostro progetto è quello di portare le persone al voto, specialmente i giovani del territorio. Senza bisogno di creare tifoserie che ragionano solo dal punto di vista ideologico. Oggi come non mai contano i programmi.
Partendo da questa sua visione lontana dagli estremismi, quali sono, a suo parere le criticità maggiori della città di Ravenna?
Rispondo dicendo innanzitutto che questa è una grande città, che però negli anni, partendo da chi gestisce la cosa pubblica, ha un po’ sottovalutato il problema della sicurezza. Soprattutto la percezione che i cittadini hanno della mancanza di sicurezza. Un tema che considero assolutamente trasversale, senza connotazione politica. Anche perché se si parte da steccati ideologici, a sinistra si tende a minimizzare il problema, mentre a destra lo si agita come uno spauracchio.
Quello che come Democrazia cristiana proponiamo per Ravenna è per prima cosa attivare percorsi di coesione sociale. Perché la sicurezza è un concetto molto più ampio della sola maggiore presenza di presidi dell’ordine sul territorio. È un percorso che chiede un’azione che deve andare a intercettare il disagio sociale. Bisogna capire, aiutandosi anche con tutto il mondo del volontariato e del terzo settore, dove si annidano le difficoltà dei soggetti fragili. In modo da intervenire e sostenere le persone che, altrimenti, andrebbero a cercare altrove, e magari in maniera illegale, degli espedienti per vivere. Da anni sono attivo nel volontariato e credo fermamente che il mondo delle associazioni sia un importante ammortizzatore sociale. Ecco perché riteniamo doveroso che venga supporto e sostenuto dalle istituzioni pubbliche.
Quindi la sua prima mossa da sindaco sarebbe incentrata sulla sicurezza?
Il tema è formato da tante componenti. Sicuramente vedere donne e uomini in divisa in maniera capillare sul territorio è un elemento importante e aumentare la presenza degli agenti di Polizia locale, specie in aree critiche come la stazione e i giardini Speyer, è una delle prime misure da dover adottare. Ma il concetto di sicurezza non può prescindere da un incremento e potenziamento dei servizi sociali. Non basta solo reprimere, occorre anche una intensa attività di prevenzione. E c’è bisogno di contatto costante con le persone. La Polizia locale che deve effettuare controlli reali e dovrebbe avere, a mio avviso, una dimensione multietnica, in grado di capire il suo interlocutore, da qualsiasi Paese e cultura provenga. In modo da poter agire di conseguenza.
Un altro aspetto che lego alla sicurezza e alla coesione sociale è quello della cultura. La nostra città è terreno fertile di tante peculiarità a volte poco valorizzate. Una di queste è sicuramente il mosaico. Una idea che abbiamo è quella di provare a riportare in centro storico l’Accademia delle Belle Arti. La nostra arte, come ha evidenziato anche la recente visita dei reali inglesi, sta ottenendo sempre maggiori favori a livello internazionale. Il mosaico fa parte della nostra storia e dobbiamo esser in grado di “spingere sull’acceleratore” per renderlo sempre più un’attrattiva del territorio. Anche dal punto di vista turistico.
Quindi la cultura può essere un volando dell’economia. Quali altri possono essere i punti di forza della città?
Sicuramente il turismo, che con la cultura cammina di pari passo. Dopo aver speso miliardi per incentivare l’arrivo delle navi da crociera manca qualcosa che faccia scendere chi arriva in nave e venga accompagnato in città, per conoscerne le bellezze. Purtroppo Ravenna paga il problema di non avere dei collegamenti adeguati. Bisogna potenziare la direttrice verso Bologna e creare collegamenti fuori città degni di questo nome. Come verso Forlì, per poter sfruttare la vicinanza all’aeroporto e in questo modo avere occasione di proporre pacchetti turistici più attrattivi.
In tema di turismo non si può non parlare dei lidi
Anche qui, occorre pensare ad attività che vadano oltre la stagione estiva. Bisogna “sfruttare” il mare e i relativi centri urbani per tutto l’anno. Ecco perché pensiamo di coinvolgere chi vive il mare a 360 gradi, come le associazioni di vela e sub.
Tornando alla competizione elettorale, se il suo schieramento arrivasse al ballottaggio, contro chi le piacerebbe misurarsi?
Dico sicuramente il centrosinistra con Alessandro Barattoni, che su questo territorio è l’interlocutore principale. In questi anni non si può negare che chi ha amministrato ha fatto cose buone per la collettività. Ma ha dimenticato di rinnovarsi, perdendo di vista soprattutto i giovani, per i quali non sono state fatte iniziative concrete.
Invece con il centrodestra non è stato possibile giungere a una sintesi per un percorso comune
Come Democrazia cristiana prima di presentarci da soli abbiamo parlato con tutte le forze politiche. Sia la coalizione che sostiene Ancisi, sia quella che supporta Grandi ci avrebbero accolti. Ma in entrambi i casi abbiamo avuto difficoltà a raggiungere una sintesi, pur avendo punti di contatto nei programmi. Da parte mia c’è una profonda stima per Ancisi, per anni nella storica Democrazia cristiana. Così come per Grandi, che considero discepolo di Ancisi. Ma si tratta di schieramenti che a volte tendono ad allontanarsi dal nostro steccato di riferimento, che è quello dei moderati.
Anche nel centrosinistra ci sono stati dei discorsi che ci vedevano coinvolti con altre forze di area moderata, come Azione e Italia Viva. Ma loro hanno scelto di entrare con una lista civica nell’area progressista, mentre noi non vogliamo rinunciare al nostro simbolo.
Parlando in maniera concreta, quale sarebbe per lei un risultato soddisfacente il giorno dopo le elezioni?
Non voglio fare pronostici o mettere delle asticelle, un po’ per scaramanzia un po’ per non parlare senza avere dei dati concreti. Sicuramente dal momento della mia candidatura, in poche ore mi sono arrivati duemila messaggi di persone che, scrivendomi in privato, mi hanno palesato il loro sostegno. Quando giriamo e incontriamo le persone riceviamo tanti attestati di stima. E anche la sede della Dc, che abbiamo aperto, è diventata subito un punto di riferimento. Certo, dire che tutto questo si trasformerà in voti è difficile. Speriamo innanzitutto in una grande partecipazione alle urne. Per quanto mi riguarda le sensazioni sono buone. E mi auguro un risultato eccellente”.
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INTERVISTA RILASCIATA A RAVENNATODAY