“Mentre in vista delle prossime elezioni amministrative siciliane torna ad accendersi in termini appassionati, ma a tratti un po’ surreali, la disputa formale sul legittimo uso del simbolo e del nome di quello che fu il partito dello scudo crociato credo sia più utile se non proprio doveroso, specie nei confronti dei tanti giovani e delle tante donne che con entusiasmo stanno aderendo al percorso politico della Democrazia Cristiana nuova, concentrare l’attenzione sugli elementi sostanziali di quella che, pur tra errori e incoerenze anche di tipo personale, si è affermata nella storia del nostro Paese come una grande esperienza ideale e di popolo”. Lo dichiara il segretario nazionale della Dc, Totò Cuffaro.

“Un’esperienza certamente non ripetibile nei suoi tratti e nelle sue forme storiche ma di perdurante anzi accresciuta attualità, specie in tempi complessi e sfidanti come gli attuali, nella sua ragione fondativa: la centralità della persona. Una persona riconosciuta nella sua dimensione relazionale, naturalmente tesa a costruire, al netto di inevitabili cadute e deviazioni, percorsi di bene comune, ovvero quel bene di tutti e di ciascuno. È proprio il riconoscimento di questa centralità – continua – a dettare il passo del nostro attuale agire politico di cui sussidiarietà e solidarietà costituiscono orizzonte di metodo e contenuto a partire dal quale intessere un virtuoso dialogo anche con identità culturali e politiche diverse in quanto accomunate dalla stessa passione per la persona ed per il tessuto di legami sociali che da essa scaturisce, come bene insegna la nascita della nostra Costituzione”.

“Da questo punto di vista, l’etica della politica che intendiamo riaffermare nella quotidianità e nella concretezza del nostro impegno, nel partito e nelle istituzioni, prima ancor che dal pur doveroso e indefettibile rispetto di un sistema di regole scaturisce proprio dall’intangibilità della persona, la cui originaria e libera tensione ideale e realizzativa costituisce l’argine invalicabile per qualsiasi forma di potere”, conclude Cuffaro.

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